Non sempre per prenotare una visita specialistica o un un esame diagnostico possiamo rivolgerci al CUP: a volte è necessario rivolgersi direttamente all’ambulatorio o al servizio che erogano una determinata prestazione. Nella maggior parte dei casi, se la nostra impegnativa è compilata correttamente, tutto fila liscio. A volte, invece, ci si scontra con il problema di tempi d’attesa particolarmente lunghi (ma questo succede anche per quelle prestazioni prenotabili attraverso CUP).
Ci sono casi, però, in cui la nostra Sanità Pubblica trova modo di esprimere al meglio la propria voglia di fantasia. Un esempio? Secondo voi, è possibile che un ospedale pubblico chieda al paziente di procurarsi il materiale di consumo necessario ad un’indagine diagnostica? Vabbè che viviamo in un Paese dove i bambini della scuola dell’obbligo devono portarsi la carta igienica da casa – direte voi – ma vuoi che un ospedale mi chieda di portarmi da casa, che ne so, le siringhe?
Eppure, anche in quelle regioni che vantano ospedali all’avanguardia (e non solo a livello nazionale) …
… può succedere che una persona, un signor Rossi qualsiasi, sia visitato da uno specialista e che questo gli prescriva un esame radiologico che si chiama “studio dei tempi di transito intestinale”. Il signor Rossi, un po’ sollevato perchè gli hanno spiegato che l’esame è indolore e un po’ in ansia perchè deve fare ‘sta cosa di cui non ha mai sentito parlare, parte e va in ospedale per prenotare.
Nel primo ospedale a cui si rivolge, quello comodo e vicino a casa, gli rispondono che non ci sono problemi, può fare l’esame nel giro di pochi giorni ma … per fare quell’esame servono dei “marcatori” e loro non li tengono. Deve andare in qualche farmacia e comprarseli. Non costano molto, pochi euro, ma non tutte le farmacie li vogliono tenere, ragioni puramente commerciali … dovrà cercarseli.
Il signor Rossi, che non ha avuto nemmeno il coraggio di farsi spiegare per bene cosa diavolo sono quei marcatori, ci resta male: lui è anche esente dal ticket e poi gli fanno pagare … i marcatori! Senza molte speranze, decide di attraversare la città per dirigersi verso l’altro ospedale (pubblico come il primo)… non si sa mai…
E, infatti, anche qui i tempi d’attesa sono più che accettabili ma, stranezze ospedaliere, non deve cercare proprio niente, fornisce tutto il servizio di radiologia, anzi, il personale è persino un po’ stupito: loro non hanno mai mandato nessuno in giro per le farmacie!
Ora, in punta di diritto, io non saprei proprio dire quale dei due ospedali faccia la cosa giusta e perchè… però so che questo accade abbastanza spesso e ho il sospetto che possa accadere anche per altri tipi di esame …
Dunque?
Dunque, vediamo se qualcuno ci saprà dare una risposta certa…
Nel frattempo, però, possiamo comunicare ai soci delle SMS aderenti a SOMS Insieme che, per quanto riguarda questo tipo di esame, ci siamo mossi in maniera “chirurgica” e siamo in grado di risolvere il problema in tempi brevissimi e, naturalmente, a costi controllati. Quindi, nell’ipotesi in cui vi trovaste nei panni del nostro sig. Rossi, rivolgetevi alla vostra Società.
- Daniele
Mi auguro che la notizia dei “marcatori da acquistare dal paziente” sia una bufala carnevalesca.
Qualora ciò non fosse, riterrei opportuno informare
l’Autorità Giudiziaria affinche’ esamini se sussistano estremi di reato
e
la Regione Piemonte, Assessorato alla Sanità, per la vigilanza sugli Enti sottoposti al suo controllo e finanziamento.
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Le posso garantire che la notizia NON è una bufala carnevalesca.
In particolare per quanto riguarda questo dispositivo (marcatori tempi di transito intestinale), non ho certezze assolute per quanto riguarda il Piemonte ma sono assolutamente sicuro della situazione in Lombardia, ad esempio.
Ho contattato alcune Associazioni di Consumatori per avere certezza di quanto prevede esattamente la legge (e avere i riferimenti normativi) e sono in attesa di risposta.
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