Nato a Lodz verso la fine dell’800, Noè Trauman è uno dei due milioni e mezzo di emigrati europei che arrivarono in Argentina nei primi decenni del XX secolo.
Anarchico, ricercato dalla polizia segreta dello zar Nicola II e dagli agenti austroungarici in seguito ad un attentato contro una parata militare in cui persero la vita una decina di ufficiali, grazie ai suoi documenti falsi, Trauman sbarcò Buenos Aires nel 1906.
Il 7 maggio dello stesso anno, insieme con un gruppo di ebrei polacchi, firmò l’atto costitutivo della Sociedad Israelita de Socorros Mutuos Varsovia. Il mese successivo, preparati e approvati gli statuti, in qualità di presidente, Trauman inoltrò la richiesta per l’ottenimento della personalità giuridica, che fu concessa dal governo della provincia di Buenos Aires.
Nell’aspetto formale, gli statuti della Varsovia non differivano da quelli di molte altre Società di Mutuo Soccorso. L’art. 2, ad esempio, recitava: “il suo scopo è creare un fondo comune destinato a soccorrere i suoi associati in caso di infermità … e proteggere gli stessi prestando loro la forza morale che questa associazione può avere, propendendo sempre alla fraternità dei suoi membri”. Quale requisito fondamentale, ai soci era richiesto di “avere buona reputazione, non avere subito alcuna condanna né essere stato sottoposto a giudizio per cause infamanti…”.
Apparentemente, quindi, tutto normale: una normale Società di Mutuo Soccorso tra mediatori e procacciatori. Solo apparentemente, però. I soci della Sociedad, infatti erano tutti papponi, ruffiani e magnaccia coinvolti nella tratta delle bianche che, fin dal 1860, aveva portato in Argentina e Brasile, migliaia di giovani donne provenienti in gran parte dall’Europa dell’est.
La tratta e il conseguente sfruttamento della prostituzione in Argentina, nei primi decenni del secolo scorso, garantivano guadagni elevatissimi, anche grazie alle coperture garantite da funzionari e politici corrotti. Le capacità e la personalità di Trauman e la struttura rigidamente organizzata attraverso cui operavano i soci trovarono un terreno particolarmente fertile nella situazione sociale e legislativa argentina e la Società si trasformò rapidamente in una vera e propria potenza economica. Le attività di sfruttamento e di vera e propria vendita delle ragazze si allargarono anche ad altre città, come San Fernando, Cordoba e, soprattutto, Rosario. I vecchi bordelli furono trasformati in locali più eleganti e anche le condizioni delle ragazze migliorarono notevolmente, soprattutto dal punto di vista medico-sanitario.
Gli attacchi anche violenti provenienti dalle associazioni e dai circoli anarchici e la strenua opposizione delle comunità ebraiche, per lungo tempo, non ottennero che scarsi risultati. All’interno della comunità religiosa, i cosiddetti impuri, erano stati allontanati ma la Società aveva aperto una propria sinagoga ed acquistato un appezzamento di terreno per costruire un proprio cimitero. Nemmeno la Ley Palacios, entrata in vigore nel 1913 allo scopo di reprimere duramente il meretricio, riuscì a fermare le attività segrete del sodalizio. Le irruzioni della polizia quasi sempre erano rese vane da opportune e puntuali soffiate e le inchieste venivano rapidamente insabbiate e finivano nel nulla. Nel momento del suo massimo potere, attraverso gli oltre 400 affiliati, la Sociedad arrivò a gestire più di 3.000 postriboli con alcune migliaia di ragazze ed un giro d’affari superiore ai 50 milioni di dollari.
Il 20 agosto 1929, in seguito ad alcune inchieste e alle proteste del rappresentante del governo polacco, che mal tollerava che il nome della capitale fosse accostato alla tratta delle bianche e alla sua principale organizzazione, Trauman convocò un’assemblea dei soci e cambiò il nome della società in Zwi Migdal.
Il tramonto e la definitiva rovina della Società, però, si stavano avvicinando e, paradossalmente, fu proprio una donna a provocarle.
Raquel Liberman, ucraina, 22 anni, era arrivata a Tapalquè nel 1922 ed era entrata nella rete di Zwi Migdal quando il marito era morto di tubercolosi, lasciandola sola con i due figli. Nel giro di pochi anni era riuscita a mettere da parte abbastanza denaro per ricomperarsi la libertà, uscire dal giro della prostituzione e a risposarsi. Le pressioni e le minacce ricevute dal marito, membro della Sociedad, per convincerla a tornare a prostituirsi la convinsero a sporgere denuncia alle autorità. L’inchiesta, affidata al giudice Rodriguez Ocampo e al commissario Julio Alsogaray, scatenò il caso giudiziario più importante dell’Argentina degli anni ’30. La polizia fece improvvise irruzioni nelle sedi di Zwi Migdal e tutti i registri vennero sequestrati. Il 24 maggio 1930 tutti i soci di Zwi Migdal furono incriminati per associazione a delinquere; nel settembre, il tribunale ordinò la carcerazione preventiva per 108 ruffiani e fece ricercare attivamente i contumaci. Il processo si celebrò pochi giorno dopo il colpo di Stato del generale José Félix Uriburu e si concluse nel gennaio 1931 con l’assoluzione della maggior parte dei soci: nessuna delle presunte vittime si presentò a testimoniare.
Trauman era fuggito in Uruguay, seguito da molti dei suoi uomini. L’impero di Zwi Migdal però era definitivamente tramontato, le sue ricchezze ed il suo potere dispersi ed il boss della Sociedad de Socorros Mutuos non riuscì più a ricostruirlo.
Per approfondimenti: L’incredibile storia di Noè Trauman e della Zwi Migdal di Furio Biagini.
Daniele